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MA FINO A QUANDO?

Le variabili aggregate di reddito

Una fotografia ad oggi

Pensiamo che il concetto di PIL (Prodotto Interno Lordo) sia noto a tutti, non fosse altro che per il continuo richiamo al suo sviluppo nel tempo. Il PIL, però, non è una misura esatta dei redditi totali di un paese, perché contiene anche il Capitale fisso e il saldo dei redditi esteri. Appare, quindi, più adeguato allo studio dei valori e dell’equa distribuzione, impiegare il Reddito Nazionale per due ragioni: una parte della produzione nazionale è svolta da società di proprietà estera e da lavoratori esteri, ma anche i residenti possono possedere società estere o lavorare all’estero (questi flussi costituiscono i redditi esteri); la seconda ragione riguarda il fatto che una parte della produzione deve essere utilizzata per sostituire lo stock di capitale in deprezzamento e, quindi, non può essere utilizzata né per soddisfare i consumi né per accumulare ricchezza (questo flusso è indicato come consumo di capitale fisso).

Il Reddito Nazionale può essere Lordo, oppure Netto; la differenza tra i due dipende dall’assenza (RNL) oppure dalla presenza (RNN) delle imposte.

La stima del Prodotto Interno Lordo italiano al 2021 ammonta a 1.656 miliardi di euro, di cui 298 erano costituiti dal consumo di Capitale fisso (che, come dicevamo in precedenza, non poteva né essere consumato, né essere risparmiato) e ai quali dobbiamo aggiungere 10 miliardi di euro derivante dal saldo del reddito estero, per arrivare al Reddito Nazionale Netto che valeva 1.368 miliardi di euro.

Il Reddito Nazionale può essere scomposto in maniera differente, soprattutto per vedere quali siano state le componenti che lo hanno generato e che peso esse abbiano avuto nella composizione complessiva.

Cominciamo nella scomposizione del Reddito tra i Settori che lo hanno generato (dati al 2019)

L’82,2% del reddito nazionale è stato generato dal settore delle famiglie e delle associazioni senza fini di lucro, il 5,9% dalle Imprese e il restante 11,9% dalla Pubblica Amministrazione.

Questo almeno prima delle imposte, perché queste ultime hanno determinato uno spostamento del flusso di 131,3 miliardi di euro dalle famiglie e dalle imprese verso la pubblica amministrazione.

Per cui, dopo aver registrato questo flusso, il reddito nazionale nel 2019 risulta essere generato per il 75,0% dalle famiglie e dalle organizzazioni senza fini di lucro, per il 3,9% dalle imprese e per il 21,1% dalla pubblica amministrazione.

La componente che ha alterato i valori ed i relativi pesi delle due tabelle è rappresentata dalle imposte dirette che sono state pagate per il 78,5% dal settore famiglie e dal 21,5% dalle imprese.

Concentriamoci a questo punto sulle famiglie e cerchiamo di capire, a livello aggregato, quale siano state, sempre nel 2019, le loro componenti di reddito.

Il reddito primario netto delle famiglie è costituito dalle retribuzioni dei dipendenti (siano essi a tempo parziale, determinato o indeterminato), comprensivi dei contributi previdenziali, per il 60%, dai redditi da capitale (percepiti meno pagati) per il 13%, dai redditi misti, (reddito da lavoro autonomo, tipicamente le nostre “partite iva” o similari) per il 17% e per il restante 9% dall’avanzo di gestione (vale a dire dai redditi da locazione, inclusi gli affitti figurativi).

Se al totale aggiungiamo 90,7 miliardi di euro rappresentati dal consumo di capitale fisso, otteniamo il Reddito Primario Lordo delle Famiglie che, nel 2019, ammontava a 1.268,6 miliardi di euro.

Se, infine, al totale del Reddito Primario Netto (1.177,9 €Mld) sottraiamo le imposte dirette pagate dalle famiglie (per 485,4 €Mld) e aggiungiamo il saldo delle prestazioni sociali diverse dai trasferimenti societari (per 381,8 €Mld) otteniamo il Reddito Secondario Netto di 1.074,4 €Mld.

La differenza tra il Reddito Secondario Netto e il Reddito Secondario Lordo (1.165,1 €Mld) è rappresentato ancora dal consumo di capitale fisso (per 90,7 €Mld).

L’aliquota media pagata dalle famiglie come imposte dirette ammonta al 38,3%

Complessivamente nel 2019 il reddito la lavoro ha contribuito per il 68,5% al reddito complessivo, mentre il restante 31,5% proviene dal reddito da capitale.

Se al Reddito Secondario Netto delle famiglie (1.074,4 €Mld nel 2019) sottraiamo le spese private (1.033,9 €Mld) otteniamo quanto le famiglie hanno risparmiato in totale (40,5 €Mld), cioè “solo” il 3,8% del reddito di quell’anno, ovvero hanno speso 96 euro abbondanti per ogni 100 euro di reddito netto incassato.

Un’analisi dinamica

Entriamo nel vivo di un’analisi statistica dinamica dei redditi, della loro composizione (dal 1950 al 2021) e della loro distribuzione (dal 1980 al 2021).

Vengono analizzati non solo gli sviluppi e le variazioni nel tempo, ma i risultati vengono anche confrontati con quelli di cinque paesi utilizzati come riferimento: la Germania, la Francia, la Spagna, il Regno Unito e gli Stati Uniti. I commenti sono espressamente statistici e riguardano le consistenze e i movimenti nel tempo e i confronti nello spazio.

In sintesi, dal 1950 al 2021, il Reddito Nazionale Netto, a livello aggregato, è cresciuto del 527%, mentre la popolazione nello stesso periodo è cresciuta “solo” del 29%. Il valore pro-capite del reddito è crescita del 386%, mentre quello per individuo adulto è cresciuto del 282%.

Possiamo anche osservate che, così come è stato ripetutamente detto in questi anni, il Reddito Nazionale Netto non ha ancora raggiunto il suo massimo storico, fatto registrare nel 2007 (con 1.545 miliardi di euro contro i 1.368 del 2021, valore già in recupero rispetto al minimo relativo del 2020 (1.288 €Mld, valore del tutto simile a quello del 1995).

La figura mostra, in modo evidente, come il Reddito Nazionale dei paesi, che stiamo considerando per un confronto con l’andamento italiano, presenti un andamento diverso sia nel tempo sia nelle dimensioni.

Innanzi tutto è stato il Regno Unito ad avere uno sviluppo di reddito più rallentato rispetto agli altri paesi, con un incremento, dal 1950 al 2021, del 335%. Meglio hanno fatto, nell’ordine, l’Italia (+527%), la Francia (+580%), gli USA (+731%), la Germania (+756%) e la Spagna che, nel periodo, ha decuplicato il suo reddito nazionale netto iniziale.

Osservando l’andamento grafico possiamo verificare che tutti i paesi hanno attraversato una fase recessiva dopo la crisi del 2008; questa fase, però, non è stata superata da tutti i paesi nello stesso modo: in Europa, il reddito nazionale ha superato la crisi e si è portato mediamente, nel 2021, su valori medi superiori del 9% rispetto a quel minimo relativo, negli USA tale incremento è arrivato al 23%, mentre in Italia il Reddito Nazionale del 2021 è ancora inferiore a quello del 2007 per un 7% abbondante. Qui più di disuguaglianza all’interno dei singoli paesi dobbiamo parlare di inefficacia italiana nel riprendere il percorso, già abbastanza tormentato e rallentato, esistente prima del 2008. L’andamento del 2020 ha rimescolato ulteriormente le carte, rendendo ancora più complicata una valutazione aggregata delle aree di confronto.