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MA FINO A QUANDO?

MA FINO A QUANDO?

Le variabili di reddito distribuito

Una fotografia ad oggi

i semplici dati riguardanti il Reddito Nazionale aggregato non sono sufficienti per indicare l’esistenza di un’equa distribuzione del reddito tra coloro che lo hanno prodotto.

Possiamo ora “incrociare” i dati di reddito con quello della popolazione, ragionando col concetto di reddito pro-capite. Nel nostro caso, dividendo il Reddito Nazionale Netto (1.367,7 €Mld) per la popolazione (60,8 milioni, di cui 50,0 milioni costituivano la popolazione adulta over-20) otteniamo € 22.514 per individuo, ovvero € 27.337 per persona adulta. Ma anche così le nostre idee non si sono chiarite di molto, perchè non riusciamo a capire se la distribuzione effettiva si sia discostata (e di quanto) da questi valori medi.

Per procedere con le analisi dobbiamo verificare se la distribuzione del reddito è avvenuta in modo equo; per fare ciò dobbiamo attribuire a ciascun raggruppamento di popolazione il reddito da esso percepito, verificando la sua incidenza sul totale del reddito nazionale.

Cominciamo a dividere la popolazione in raggruppamenti omogenei; partendo dal dato totale (50.034.000 residenti adulti), possiamo dividerla in tre classi: il 50% più povero, il 40% intermedio e il 10% più ricco. Poi, per concentrare la nostra attenzione sugli estremi, consideriamo anche il 10% più povero (sotto-gruppo del 50% più povero) e le micro-classi più ricche (l’1%, lo 0,1%, lo 0,01% e lo 0,001%).

Verifichiamo a questo punto i livelli di Reddito Nazionale medio ante-imposte per i raggruppamenti che abbiamo appena visto. Possiamo dire, per intenderci, che il Reddito Nazionale medio per adulto ammonta nel 2021, a livello aggregato a € 27.337. Questo significa che, se tutto il reddito prodotto nell’anno fosse stato distribuito tra i 50.034.000 residenti adulti in parti uguali, ciascuno di essi avrebbe ricevuto appunto 27.337 euro. Questo valore costituisce, così, un primo punto di riferimento; dobbiamo verificare quale sia stata la vera distribuzione media per classi e di quanto essa si sia discostata dal valore medio complessivo.

Nel 2021 la distribuzione del Reddito Nazionale in Italia evidenzia una disuguaglianza tra la numerosissima classe più povera (circa 25 milioni di individui adulti) e le classi di vertice (costituite da mezzo milione di individui adulti). Le disuguaglianze si evidenziano con un rapporto di 1:21, vale a dire che per ogni euro di reddito distribuito ai residenti che popolano la classe più povera (ma più numerosa) ne sono arrivati oltre 21 al mezzo milione di persone che popolano la classe più ricca, per arrivare a rapporti di 1:442 nel rapporto tra la classe costituita dai 500 Italiani più ricchi e i 25 milioni di Italiani più poveri e a 1:5584 tra i primi e gli ultimi.

L’appiattimento della classe intermedia è riscontrabile anche dal rapporto tra reddito medio del 40% intermedio e 50% più povero: è “solo” di 3:1 scarso, a dimostrazione che la scomparsa, almeno economica, della classe intermedia non è filosofia, ma è pura realtà.

Le disuguaglianze si amplificano se consideriamo le soglie di reddito della classe (vale a dire il livello minimo di reddito percepito dalle persone che popolano quella classe), dove la classe più povera ha una soglia nulla, mentre la più ricca è collocabile a poco più della metà del suo reddito medio e quasi al doppio del reddito medio complessivo. Questo significa che anche il valore medio del 50% più povero è da valutare con attenzione, perché una parte consistente di essa ha un reddito percepito che si colloca ben al di sotto della media della classe.

Dal confronto tra i dati della distribuzione del reddito in Italia e quelli della distribuzione del reddito nell’Unione Europea nel 2021 appaiono evidenti alcune differenze:

  1. Il reddito nazionale ante imposte medio per popolazione adulta è minore in Italia rispetto al quello dell’UE (€ 27.337 contro € 33.363).
  2. Tale situazione si ripete su tutte le classi considerate, con un rapporto crescente (Totale -18%; 50% più povero -13%; 40% intermedio -14%; 10% più ricco -26%), ma con punte toccate dal 10% più povero (-56%!!!), 1% al vertice (-38%), 0,1% al vertice (-54%), 0,01% al vertice (-67%) e 0,001% al vertice (-77%), significando così che, a fronte di una sottovalutazione delle classi medio-basse e medie, gli estremi sono ancora più distanti dai valori medi europei.
  3. Lo stesso discorso è fattibile per le soglie di ingresso nelle singole classi, con valori costantemente inferiori ai corrispondenti dell’Unione.
  4. In estrema sintesi, quindi, a fronte di un reddito nazionale medio globale inferiore rispetto all’UE, sussiste una distribuzione che favorisce il primo 90% della distribuzione (sempre nel confronto con i dati dell’Unione Europea).

Un’analisi dinamica

Dai dati riportati nella figura e sintetizzati nella tabella si evidenziano alcuni fattori importanti riguardanti l’evoluzione della distribuzione del reddito nazionale tra classi di individui adulti. Per verificare anche la capacità di variazione abbiamo suddiviso il periodo (1980 – 2021) in tre sottoperiodi: 1980 – 2001 (anno della crisi dot-com), 2001 – 2008 (anno della nuova crisi dei mutui subprime) e 2008 – 2021.

Concentriamoci, a questo punto, sulla variazione della quota di reddito nazionale distribuito nelle stesse classi e sotto-classi

Un confronto dinamico internazionale

Nel periodo compreso tra il 1980 e il 2021, la distribuzione della “torta” rappresentata dal reddito complessivo generato in un anno ha subito cambiamenti tendenzialmente, a meno di periodi specifici, a favore dei redditi più elevati. Questo significa che la tendenza di fondo è stata quella di consentire che coloro che guadagnavano di più potessero avere la forza di incrementare il loro guadagno. Una parte di questo incremento della fetta della torta, almeno in termini assoluti, è dipesa dall’incremento delle dimensioni della torta (il reddito nazionale netto è passato dai 976 miliardi di euro del 1980 ai 1.368 miliardi di euro del 2021 ovvero da 24.907 a 27.337 euro per individuo adulto). Un’altra parte, alquanto consistente, però, è dipesa dal trasferimento di parte del reddito dalle classi più povere a quelle più ricche.

Nel periodo 1980-2021 gli altri cinque paesi hanno presentato andamenti abbastanza differenti tra di loro:

Con riguardo al 50% più povero, molti paesi hanno visto un peggioramento della quota distribuita a questa classe; Regno Unito (-8,0%) ha segnato una riduzione più contenuta, seguito da Germania (-18,8%) e Italia (-20,3%), mentre in Spagna e in Francia il peso è addirittura cresciuto (rispettivamente del 4,4% e del 4,8%). I più poveri individui adulti degli USA hanno peggiorato ulteriormente la loro situazione (-30,2%).

Anche il reddito distribuito al 40% intermedio si è ridotto nel periodo, sebbene in maniera più contenuta rispetto alla classe precedente; anche in questa classe la Spagna (-1,0%) è andata meglio di tutti i paesi considerati e gli USA continuano ad essere il paese con una più marcata tendenza alla riduzione del peso del reddito medio di competenza (-11,8%).

La classe costituita del 10% più ricco ha incamerato le riduzioni precedenti, con variazioni che vanno da un -1,2% della Spagna e un +1,9% della Francia fino ad arrivare al +32,9% degli USA. L’Italia si colloca appena sotto gli USA con un +31%.

Se procediamo verso il vertice massimo della piramide possiamo vedere che la crescita del reddito nelle sotto-classi estreme si incrementa negli USA (+361%), nel Regno Unito (+347%) e in Italia (+200%), rimane alta, ma più contenuta in Spagna (+60%) e Francia (+28%), mentre diventa addirittura negativa in Germania (-41%). In questo paese tutto l’incremento di reddito si è fermato entro il primo 1% al vertice (+12%), mentre i 689 adulti collocati per reddito al di sopra di esso hanno subìto una contrazione di quanto percepito quarant’anni prima, passando dal 2,06% del 1980 allo 0,61% del 2021 (non dimentichiamoci dell’unione con la Germania Est avvenuta dopo il 1989, dove il peso del reddito medio della classe top è passato dal 1,17% del 1989 allo 0,36% del 1995). Anche se la Germania è forse il paese UE che ha manifestato nel tempo una maggiore propensione alla socializzazione dei redditi e dei patrimoni, non possiamo dimenticare che questa sotto-classe (quella collocata allo 0,001% del vertice) è passata da un reddito medio deflazionato di 66,0 milioni di euro medio anno per individuo adulto della classe nel 1980 a un pur sempre importante 25,7 milioni di euro nel 2021!!

La sintesi di questo lungo periodo porta a dire che la distribuzione dei redditi in Italia ha seguito la tendenza internazionale di concentrazione verso l’alto a discapito delle classi più basse, senza arrivare ai casi estremi, ma anche senza evidenziare una sostanziale protezione della classe più fragile. La classe intermedia, numerosa e “sedicente” importante, continua a stagnare su livelli storicamente consolidati ben lontano da quel vertice a cui vorrebbe mirare.

Diamo infine uno sguardo all’andamento nel periodo del differenziale tra la quota di reddito percepito dal 50% più povero e quello percepito dal 10% più ricco.

Tutto quello che abbiamo visto in dettaglio in precedenza viene confermato in questo valore di sintesi; il differenziale rappresentato nella figura mostra, senza ombra di dubbio, la tendenza in corso: valori negativi ovunque (che significano quote del 10% più ricco superiori alle quote del 50% più povero) e tendenza diffusa al peggioramento.